Ballerine

Le scarpe ballerine rappresentano uno dei pochi capi intramontabili nel mondo della moda. Anche se il nome deriva dalle scarpe da ballo raso terra, oggi dopo essersi notevolmente evolute, possono essere calzate sul lavoro, per uscire con gli amici, e praticamente in ogni occasione.

Rese celebri da personaggi famosi del passato come la Bardot e Audrey Hepburn, le scarpe ballerine sono oggi calzate da un gran numero di stelle del mondo del cinema, della musica e della moda.

Le scarpe ballerine disponibili in commercio sono realizzate con una vasta scelta di materiali, colori, ricami, trame e immagini stampate.

Sabot

I sabot (pron. "sabò", in patois francoprovenzale di Ayas, tsabò o tsôque) sono calzature in legno tipiche della Valle d'Aosta, e in particolare dell'alta val d'Ayas.

In passato, data la durezza del legno, venivano indossati con spesse calze di lana per prevenire la formazione di vesciche ai piedi.

Ancora oggi, specialmente nell'ambiente ospedaliero, sono utilizzati sabot di vari colori con la punta arrotondata. Al posto del legno viene utilizzata la gomma che, essendo abbastanza morbida, permette di indossare le comuni calze di cotone.

Storia
Di antica e sconosciuta origine esse venivano realizzate in Belgio ed Olanda, nella zona del Massiccio del Giura, lungo i Pirenei e più in generale nella Francia settentrionale oltre alla Valle d'Aosta. Esemplari quasi identici si ritrovano nell'Encyclopédie di Diderot. Pochissimi possedevano i souliers, utilizzati solo in occasioni particolari come la compilazione della lista delle nozze o al matrimonio stesso.

Si usava lavorare in due, uno era dedito alla parte interna l'altro a quella esterna. Si riuscivano a realizzare dodici paia di sabot al giorno, nel 1894 costavano 8,5 / 9 Lire - 6 / 6,5 Lire (a seconda della misura media o grande), che corrispondono a 48000 e 34000 Lire. Il pino cembro e il sapin venivano preferiti al pino silvestre che procurava dolori al piede.

Nel XIX secolo le modifiche operate da Borbey di Aosta nelle macchine che producevano i sabots permise un aumento della produzione, ma la domanda calò dal 1950 in poi, preferendo stivali e scarpe in gomma. In tempi recenti, artigiani realizzano i Tsoquin, sabot che si vendono come souvenir.

I sabotier

Strumenti del sabotierIl sabotier (pron. "sabotié") è l'artigiano che produce i sabot. Una volta il legno veniva scavato "a mano e scalpello", mentre oggi ci sono le frese che li producono in serie a partire da un modello.

Su un cartchôt, un particolare cavalletto, si taglia il tronco a seconda della lunghezza voluta per il sabot. Si ricavano così due grossi pezzi di legno che vengono immediatamente sgrossati con un piolet, ossia un'accetta. A questo punto il lavoro si sposta sul banc di tsôque, il banco di lavoro, dove si continua a dare forma alla calzatura: questo passaggio si chiama échapolà. È ora possibile scavare la parte interna del sabot mediante una Travéla, un succhiello con punta a vite a cui si imprime un movimento rotatorio. Questa fase, contrariamente a quanto si può pensare, è la parte più semplice del lavoro. Malgrado ciò, non era raro che gli apprendisti bucassero la parte anteriore dei loro primi sabot. Per le rifiniture nella parte interna si utilizza invece la lénguetta, uno scalpello a foglia. A questo punto si realizza il tallone e la punta con un coltello da banco. Per rifinire meglio l’esterno del sabot si usa l’inconfondibile coutél dè dove man, coltello a due mani, un attrezzo molto particolare che richiede anche un’apposita protezione, la pétsa, un semplice pezzo di legno legato alla vita con una correggia. Nell’ultima fase della lavorazione si modella gli orli dell’entrata mediante un coutel dréit, un coltello a lama fissa. I nuovi sabot vengono numerati con un créyón di tsôque, un’apposita matita. Infine, per rendere più robusta e durevole la calzatura, si fa passare del filo di ferro nell’orlo dell’entrata mediante un resséón di tsôque, un particolare seghetto.

Zatteroni

Gli zatteroni sono un tipo di calzatura, caratterizzati da una zeppa esageratamente alta, realizzata in sughero o rivestita dello stesso materiale di cui è costituita la scarpa.

Storia
Gli zatteroni affondano le proprie origini nella cultura giapponese, riprendendo lo stile delle caratteristiche geta, ed in quella romana, rappresentata dal coturno. Divennero particolarmente di moda negli anni settanta, nel periodo della musica disco, indossati da popolari cantanti come Elton John, David Bowie o Dave Evans, primo cantante degli AC/DC, e conobbero un revival a metà anni novanta, principalmente grazie alle Spice Girls.

Questioni mediche
Utilizzati, oltre che per ragioni estetiche, anche per aumentare la propria statura, l'utilizzo degli zatteroni è stato oggetto di critiche in quanto dannoso per la salute. Infatti l'utilizzo di tali calzature aumenta il rischio di prendere "storte", diminuendo la sensibilità del contatto fra il piede ed il terreno.

Tacco

Il tacco è una prominenza della suola della calzatura posta sotto al calcagno. La sua funzione principale è quella di aumentare l'equilibrio, ma vi sono anche ragioni estetiche, come quella di aumentare la statura o di dare slancio al polpaccio. Si trova applicato a: scarpe, stivali o sandali.

I materiali con i quali si realizza il tacco sono: cartone, recuperi del cuoio, plastica e gomma con la funzione di isolante. Gli strati sono incollati uno sopra l'altro. Il cartone è utilizzato perché è un materiale più economico e più leggero rispetto alla vera pelle. Se il tacco è realizzato in cartone, solitamente viene posto un penultimo strato di pelle e l'ultimo di gomma. Sia con un tacco di vero cuoio, che di cartone, la gomma è applicata all'ultimo strato, a contatto con il terreno, per proteggere la pelle e/o il cartone dall'umidità e dalla pioggia, assicurando una maggiore durata della scarpa.

Uomo
Nelle calzature maschili il tacco è generalmente basso, alto non oltre i 3 cm, con poche eccezioni. Può essere rinforzato con una placchetta metallica per evitare l'usura o per produrre rumore nel caso di alcuni tipi di danza come il tip tap o lo step. Negli stivali da cowboy oltre ad una maggiore altezza il tacco ha una forma particolare, inclinata in avanti verso la punta, per evitare di infilare lo stivale eccessivamente nella staffa col rischio di rimanervi incastrato.

Donna
I tacchi delle calzature femminili presentano tutte le altezze, da pochi centimetri fino agli 8 cm, con finalità estetiche: per ottenere l'effetto ottico di allungamento della gamba, dare risalto alla caviglia e maggior eleganza al piede. Ovviamente maggiore è l'altezza del tacco e minore è la stabilità della calzatura e la sicurezza dell'incedere.

Fra i tacchi alti vi sono anche i tacchi a spillo, che raggiungono fino a 17 cm di altezza e convergono su una molto piccola superficie di base (rinforzata a volte da dischi metallici alla base). La loro comparsa risale agli anni cinquanta ed è di origine italiana. Un loro primo uso è stato visto ai tempi di Luigi XIV.

Il punto più stretto della suola di una scarpa, posto tra la punta e il retro in prossimità del tacco, prende il nome di fiosso.

Calzatura antinfortunistica

La calzatura antinfortunistica definisce quel tipo di calzatura atta a proteggere il piede durante il lavoro.

Attualmente le calzature per essere considerate antinfortunistica devono essere marcate con il simbolo comunitario "CE" e riportare il numero della normativa internazionale secondo cui sono state testate. Normalmente le calzature antinfortunistica si suddividono in tre grandi categorie:

1.calzature di sicurezza, testate secondo la norma ISO 20345
2.calzature di protezione, testate secondo la norma ISO 20346
3.calzature da lavoro, testate secondo la norma ISO 20347
Esistono anche altre normative che regolano il settore delle calzature antinfortunistica, come ad esempio la EN 15090 per i Vigili del Fuoco.

Calzature di sicurezza
Hanno la peculiarità di presentare in punta un puntale rigido capace di resistere senza rompersi alla caduta di un peso di circa 20 chilogrammi (200 Newton) da 1 metro di altezza (200 Joule di energia trasmessa).

Calzature di protezione
Hanno la peculiarità di presentare in punta un puntale rigido capace di resistere senza rompersi alla caduta di un peso di circa 20 chilogrammi (200 Newton) da mezzo metro di altezza (100 Joule di energia trasmessa).

Calzature da lavoro
Hanno la peculiarità di non presentare in punta un puntale.

Caratteristiche comuni
Gli standard ISO 20345/20346/20347 riportano i requisiti base che una calzatura antinfortunistica deve soddisfare. La descrizione dell'esecuzione dei test è rimandato principalmente alla norma ISO 20344.

Scarpone da sci

Lo scarpone da sci è la calzatura che viene indossata dagli sciatori per agganciarsi agli attacchi degli sci. Nello sci alpino, lo scarpone necessita di grande rigidità per poter manenete ben bloccati i piedi dello sciatore.

I primi scarponi erano di cuoio, mentre adesso sono realizzati con una scocca esterna di materiale plastico, molto rigida, che presenta in punta e tallone un apposito scalino che ne permette l'aggancio agli attacchi da sci; la tomaia interna è rivestita di materiali come gommapiuma, schiuma plastica, velluto ecc., per offrire una calzata che si modelli perfettamente al piede, confortevole e calda.

Gli scarponi hanno dei sistemi di chiusura che permettono la perfetta aderenza a piede, tallone e tibia dello sciatore; sono realizzati con sistemi a tiranti o più comunemente con tre o quattro ganci.

Scarpette da arrampicata

Le scarpette da arrampicata sono delle scarpe appositamente studiate e disegnate per l'arrampicata libera e quella sportiva. A volte sono anche denominate varappe (dal termine francese per indicare la scalata, probabilmente derivato dal nome dato ad una conformazione rocciosa del monte Salève, nei pressi di Ginevra, ritrovo di arrampicatori alla fine del XIX secolo).

Per aumentare l'attrito, e quindi l'aderenza, con la parete che si sta scalando, le scarpette sono coperte in gran parte da uno strato di gomma liscia dello spessore di pochi millimetri e di morbidezza variabile a seconda dei modelli (ad esempio, una mescola morbida garantisce maggiore aderenza a scapito di una minore resistenza all'usura).

Agli albori dell'alpinismo e dell'arrampicata si scalava con scarponi e scarpe sportive, a volte anche con suola chiodata. Negli anni trenta il francese Pierre Allain ideò le prime scarpette speciali per arrampicata, denominate PA. In seguito vi furono evoluzioni dei modelli (il britannico Ellis Brigham diede il nome alle scarpette EB). I modelli utilizzati al giorno d'oggi sono evoluzioni di queste prime calzature.

Le scarpette hanno forme variabili, ed i modelli più tecnici sono realizzati in base al tipo di utilizzo e della difficoltà da affrontare in parete. Le scarpette con una forma curva molto accentuata sono definite in gergo "a banana"; quelle con degli elastici (o del velcro) al posto dei lacci prendono il nome di "ballerine"; alcuni modelli hanno un collo alto e sono generalmente utilizzati in montagna perché offrono una maggiore protezione del calcagno e dei malleoli. Tutto questo per poter rispondere alle esigenze di comfort degli arrampicatori, i quali, per poter aumentare la precisione sugli appoggi più piccoli, specie sulle vie di grado elevato, usano delle scarpette di una o due misure più piccole, aumentando così l'aderenza fra il piede e la tomaia (i calzini, di solito, vengono utilizzati solo in caso di condizioni meteo avverse o in montagna). Le scarpette sono in genere leggerissime e con uno spessore della suola, e della tomaia, di pochi millimetri. Tuttavia sono stati realizzati degli appositi modelli ibridi, con un tacco simile a quello di uno scarponcino e con la punta simile a quella delle scarpette tradizionali. Questi ultimi modelli vengono utilizzati nelle vie d'arrampicata molto lunghe, e consentono una discesa anche su sentiero (evitando quindi di portare il peso di un paio di scarponi nello zaino).

Museo dello scarpone e della calzatura sportiva

Il Museo dello scarpone e della calzatura sportiva, inaugurato il 4 novembre 1984, è ospitato nella cinquecentesca villa Binetti-Zuccareda, acquistata dal comune di Montebelluna nel 1982.

Organizzazione
Dal 1992 è gestito da una fondazione creata dall'Associazione Museo dello Scarpone, fondata nel 1986 dal prof. Aldo Durante, che conta tra i suoi soci oltre 60 aziende di grandi, medie e piccole dimensioni, operanti nel distretto calzaturiero montebellunese, le confederazioni di artigiani (Confartigianato e CNA), Unindustria Treviso, la Messe München e la Banca Popolare Asolo e Montebelluna.

Tra le sue finalità:

essere la memoria storica del territorio (circa 2000 pezzi). Il Museo cura un Archivio Brevetti, un Archivio Cataloghi, i Quaderni Didattici e Tecnologici, un Archivio Fotografico e una Biblioteca Storica.
Con la convenzione firmata il 3 giugno 1996 e valida per trentacinque anni, fra comune di Montebelluna e Fondazione, si sono gettate le premesse per un futuro di più concrete collaborazioni fra tutti i protagonisti del distretto montebellunese. La convenzione prevede a carico dei Soci, oltre alla gestione del Museo e delle attività formative, il restauro di tutto il complesso per un impegno di diversi miliardi.

Attività del museo
Il museo organizza incontri, convegni, tavole rotonde, filò. La fondazione è referente del Censis per il Distretto di Montebelluna. Il Museo è l'ambasciatore del "Made in Montebelluna" nel mondo. Fra le sue tappe: Cortina, Torino, Essen, Genova, New York, Chamonix, Giappone, Grenoble, Mosca. Ogni anno partecipa all'Ispo, la più importante fiera europea dell'articolo sportivo.

Scarpone

Uno scarpone è una calzatura robusta ed elaborata che mira a rendere la camminata relativamente agevole anche su terreni particolarmente difficili. Sono oggetti appartenenti all'equipaggiamento alpinistico e militare ma, più in generale, tipi specifici di scarponi sono stati realizzati per affrontare vari ambienti inospitali quali, ad esempio, il deserto, la giungla e perfino lo spazio.

Gli scarponi in cuoio sono calzature versatili perché vengono utilizzate sia per camminare sia per scalare. Ce ne sono varianti maggiormente specializzate.

Pedule

Esempi di pedule.
La pedula è uno scarponcino leggero molto confortevole. Tipicamente è adatto ad escursioni brevi su terreni non accidentati.

Le moderne pedule hanno la tomaia in tessuto con inserti in cuoio o in pelle scamosciata e sono dotate di uno strato intermedio in gore-tex, una membranella di moderna elaborazione (1978), microforata in maniera da consentire la fuoriuscita di umidità dall'interno (traspirazione) ma non l'ingresso di gocce d'acqua dall'esterno.

Le pedule sono adatte anche come calzature di ricambio, da alternare a lunghi periodi di marcia con scarponi pesanti. Come tutti i tipi di calzature da montagna, devono essere alte e fornite di una buona suola.

Scarponi generici

Esemplari di scarponi italiani in cuoio cuciti della prima metà del XX secoloGli scarponi propriamente detti sono calzature in cuoio molto robuste, che proteggono il piede. Ve ne sono tipi moderni, con la tomaia incollata alla suola, ma nel tradizionale scarpone da montagna la tomaia è unita alla suola tramite una cucitura. La calzatura è, nel suo insieme, molto rigida, in modo da sostenere il piede anche col solo appoggio della punta (progressione su pendii elevati o su vie alpinistiche).

Gli scarponi sono alti per poter fasciare e proteggere la caviglia e hanno la suola scolpita per consentire di affrontare con una certa sicurezza terreni accidentati (ghiaioni incoerenti, pietraie, rocce bagnate ecc.). Le mescole moderne sono specificamente studiate per garantire aderenza anche in condizioni impegnative.

I modelli che presentano due inviti, uno sulla punta ed uno sul tacco, per consentire l'allaccio dei ramponi ad attacco rapido, sono detti ramponabili.

Scarponi da ghiaccio
Sono calzature costituite da uno scafo esterno in plastica rigida, con battistrada profondamente inciso, ed una scarpetta interna simile ad una pedula (ma non adatta alla progressione).

Sono tutti ramponabili. La doppia scarpa protegge il piede dal gelo in maniera molto più efficace di quanto potrebbe fare una scarpa singola (anche pesantemente imbottita). Inoltre la scarpetta interna garantisce una certa dose di comfort.

Gli alpinisti nei campi alti, in condizioni estreme, spesso devono scongelare gli scafi sul fornelletto da tenda per poterli calzare.

Nel maggio 1996 Chen Yu Nan, un componente di una spedizione taiwanese all'Everest, morì in seguito ai postumi di una caduta in un crepaccio causata da uno spostamento notturno, con le sole scarpette, sul ghiacciaio.

Scarponcini da deserto
Sono calzature in pelle scamosciata con suola spessa per isolare il piede dal suolo rovente.

Vanno calzati piuttosto larghi, per favorire lo scambio termico. Impiegano molto tempo ad asciugare.

Scarponcini da giungla
Sono stivaletti alti con la suola in gomma e con la tomaia in tessuto per asciugare velocemente.

Sono calzature adatte alla locomozione in luoghi paludosi o umidi e nel sottobosco bagnato.

Altri tipi di scarponi
Gli anfibi sono scarponcini impermeabilizzati, tradizionalmente di colore nero. Vengono largamente utilizzati in ambito militare e dalle polizie, ma non sono adatti al trekking.

Le calzature anti-infortunistiche sono simili agli anfibi ma con caratteristiche che mirano ad aumentare la sicurezza nei lavori pesanti. Sono rinforzate con una punta di acciaio interna alla tomaia e presentano inserti in materiale elastico che consentono una rapida espulsione del piede in caso di emergenza (p.es. caduta di lastra sulla scarpa).

Gli scarponi da sci sono alti stivali in plastica rigida con ganci di blocco ed incavi che, attraverso appositi attacchi, servono per fissare gli scarponi agli sci. Gli scarponi da snowboard sono simili a quelli da sci ma presentano alcune variazioni dovute al particolare tipo di tavola usato per sciare.

Gli stivali impermeabili in gomma non sono adatti alla locomozione poiché trattengono il calore corporeo e fanno sudare i piedi.

Uso e manutenzione
Gli scarponi in cuoio vanno unti con grasso, principalmente per fini di impermeabilizzazione. Un tempo si usava grasso di foca o di altri mammiferi ma i cruenti eccidi di questi animali hanno sensibilizzato i governi spingendoli ad interdire l'uso di questi derivati. Oggi si utilizza grasso di produzione sintetica. È anche possibile utilizzare spray al silicone che rende il cuoio resistente ai tagli anche se è irrigidito dal gelo.

Gli scarponi, comunque, non devono essere trattati con eccessiva frequenza, altrimenti potrebbero ammorbidirsi troppo e non sostenere più il piede nella progressione sulle punte.

All'atto dell'acquisto conviene porre molta attenzione al modo in cui il piede viene accolto nello scarpone. Quest'ultimo non deve essere né troppo stretto, perché il piede dopo lungo camminate tende a gonfiarsi e soprattutto per evitare che le dita possano battere sulla punta nelle discese ripide, né eccessivamente largo, per evitare sfregamenti prolungati che causano vesciche. Un criterio per controllare se la misura è corretta è quello di indossare lo scarpone senza allacciarlo quindi far scorrere il piede in avanti fino a toccare l'interno della punta con le dita, la misura corretta deve permettere di infilare un dito della mano dietro al tallone. La sua forma deve fasciare armonicamente il piede, poiché uno scarpone della lunghezza giusta ma largo all'estremità anteriore potrebbe far battere il piede "in punta" durante la discesa.

Gli scarponi nuovi andrebbero indossati in casa per alcune sere prima di compiere la prima (breve) escursione. Comunque è bene portare sempre nello zaino cerotti per calli e vesciche, che sono specificamente ideati per formare uno spessore fra la parte dolorante e la parete interna della calzatura.

Okobo

Gli okobo sono dei sandali tradizionali giapponesi indossati dalle maiko, ovvero le apprendiste geisha, sono simili alle geta, alle infradito e alle chopine in voga nella Venezia rinascimentale. Sono fatti con un solo blocco di legno scolpito ed hanno un tacco molto alto unico simile ad una zeppa scavato nella parte anteriore del piede, parte che quindi non poggia per terra normalmente ed hanno una stringa a forma di Y posizionata al centro della parte anteriore della suola, tra l'alluce e le altre dita che tiene il piede legato alla scarpa.

Di solito, la parte in legno non è rifinita o è rifinita in modo naturale, lasciando quindi il colore originale del legno, ma durante l'estate le maiko indossano degli okobo laccati di nero. La stringa è solitamente di colore rosso per le nuove maiko mentre è gialla per quelle che hanno quasi finito il loro apprendistato.

Gli okobo, a differenza delle geta, non vengono portati con gli yukata ma con dei kimono molto formali.

Gli okobo sono chiamate anche pokkuri e koppori e vengono indossati anche dalle ragazze molto giovani oltre che dalle maiko. Questi nomi derivano dal suono che producono queste scarpe a contatto con il suolo.

Geta

I geta (下駄) sono dei sandali tradizionali giapponesi a metà tra gli zoccoli e le infradito. Sono un tipo di calzatura con una suola in legno rialzata da due tasselli, tenuta sul piede con una stringa che divide l'alluce dalle altre dita del piede. Vengono indossate con gli abiti tradizionali giapponesi, come gli yukata e meno frequentemente con i kimono, ma durante l'estate (in Giappone) vengono portate anche con abiti occidentali. Grazie alla suola fortemente rialzata, con la neve o la pioggia, vengono preferite ad altri sandali tradizionali come gli zōri. Generalmente, i geta, vengono portati sia senza calzini che con appositi calzini chiamati tabi.

Un paio di geta.
La calzatura consta di una tavoletta legno grezzo, chiamata dai (台, supporto), con una stringa di tessuto chiamata hanao (鼻緒) che passa tra l'alluce e il secondo dito. I due tasselli sotto la suola vengono chiamati ha (歯, denti); anch'essi sono in legno, di solito di kiri (桐, paulownia), ed emettono un suono particolare a contatto col suolo, che è chiamato カランコロン o karankoron. Questo suono talvolta viene menzionato come uno dei suoni quotidiani che mancano di più ai giapponesi anziani nella vita moderna.

Il dai può variare molto: la forma può essere ovale (ritenuto più femminile) o rettangolare (ritenuto più virile), il colore può essere naturale, laccato o dipinto. Anche l'ha può variare, ad esempio, i tengu-geta hanno un tassello unico al centro della suola, mentre esiste un tipo poco comune di geta che ha tre tasselli. I tasselli non sono separati, ovvero l'intera scarpa, di solito, viene ottenuta lavorando un solo blocco di legno; inoltre, gli ha possono avere una base di gomma, incollata alle estremità.


Un paio di geta viste lateralmente.
L'hanao può essere più o meno largo, rigido e di vari tessuti. Il cotone con stampati motivi tradizionali giapponesi è molto popolare ma esistono versioni in vinile e pelle. All'interno dell'hanao c'è una corda (recentemente sintetica ma tradizionalmente di canapa) che viene annodata in modo particolare nei tre fori del dai e talvolta può esserci un'imbottitura. L'hanao può essere cambiato se consumato e viene posto tra le prime due dita del piede e al centro della suola perché se non posizionato in quel punto, i geta, camminando, entrerebbero in collisione tra loro.

Recentemente sono entrati in commercio dei geta con fattezze più occidentali, con una forma più arrotondata e con un dai ergonomico, un tacco unico come negli zoccoli invece che due tasselli distinti e una stringa laterale come nelle infradito.

Questi sandali vengono indossati anche dalle apprendiste geisha, le maiko, che portano dei geta particolari chiamati okobo, simili alle chopine in voga nella Venezia rinascimentale. Gli okobo sono chiamate anche pokkuri e koppori e vengono indossati anche dalle ragazze molto giovani oltre che dalle maiko. A differenza dei geta veri e proprie, non hanno due tasselli sotto la suola, ma un tacco unico simile ad una zeppa scavato nella parte anteriore del piede, parte che quindi non poggia per terra normalmente. La stringa degli okobo è solitamente di colore rosso e a differenza delle geta, queste calzture non vengono portate con gli yukata ma con dei kimono molto formali.

Curiosità
Un tradizionale proverbio giapponese è: non sai fino a che non hai indossato i geta, che significa non puoi tirare le somme fino a quando il gioco non finisce.
Secondo la superstizione giapponese, rompere la stringa (l'hanao) di un geta porta sfortuna.
I lottatori professionisti giapponesi di sumo che fanno parte dei gradi più bassi della disciplina, devono indossare sempre uno yukata e i geta. Il suono dei geta sul suolo sono infatti una delle cose che i lottatori di sumo sperano di lasciarsi alle spalle quanto prima possibile.
Le prime edizioni delle Pocket Guide to China (le guide di informazioni essenziali sul posto in cui andavano/vanno i soldati), durante la Seconda guerra mondiale avevano una sezione su come individuare un giapponese: uno dei modi elencati era vedere se la persona portava scarpe con una stringa che separava le prime due dita e quindi se portava i geta o gli zōri.

Zoccoli

Gli zoccoli sono calzature fatte con legno. Le essenze tradizionalmente utilizzate sono vari tipi di legni dolci come: pioppo, salice, acero, olmo. Possono essere completamente in legno o avere la suola in legno e la tomaia di cuoio o tessuto.

Storia
Calzatura semplice e di facile realizzazione, sono diffusi in tutto il mondo, usati dalla preistoria ad oggi e da ogni ceto sociale. Per secoli hanno costituito l'unico tipo di calzatura per contadini, montanari e per tutte le fasce di popolazione per cui le scarpe di cuoio erano troppo costose. Fanno parte di alcuni costumi tradizionali, come quello olandese e giapponese.

Tipi

Zoccolo svedese
Zoccoli aperti
Zoccoli olandesi
Sabots
Svedesi
Clogs
Geta
Okobo

Zōri

Gli zōri (草履) sono dei sandali tradizionali giapponesi senza tacco, simili all'infradito occidentale, fatti di paglia di riso o altre fibre naturali, stoffa, legno laccato, pelle, gomma o altri materiali sintetici. Vengono indossati con degli indumenti tradizionali giapponesi come il formale kimono, mentre con la sua versione più informale, lo yukata, sono preferiti i geta, un altro tipo di sandalo tradizionale giapponese. Gli zōri sono indossati con degli appositi calzini (quando presenti, per occasioni più formali) chiamati tabi. Gli zōri con la suola ricoperta di giunco che somiglia ai materassini tatami, non vengono di solito indossati con il kimono, ma sono considerate scarpe da lavoro, o vengono abbinate ad un abbigliamento occidentale casual, o ancora ad altri indumenti tipici giapponesi, come ad esempio il jinbei.

Gli zōri da donna in vinile sono considerati mediamente formali, ma non formali come quelli in stoffa, come ad esempio quelli in broccato, che sono utilizzati in occasioni più cerimoniose come ad esempio un matrimonio o un funerale. La stringa che tiene unito il piede alla calzatura, chiamato hanao, è di solito di colore rosso.

Gli zōri da uomo sono spesso fatti con materiali che imitano la paglia, come il polistirolo espanso e con le suole in sughero. L'hanao, per gli uomini è spesso bianco o nero.

L'hanao, come nei geta, è posto al centro della parte finale del sandalo, non c'è quindi distinzione tra scarpa destra e scarpa sinistra e può essere di materiali come il velour, vinile, broccato o pelle (per gli uomini).

Come tutti i sandali tradizionali giapponesi, gli zōri permettono una libera circolazione dell'aria intorno al piede, una caratteristica che probabilmente è stata adottata a causa del clima umido che predomina in gran parte del Giappone. Possono essere indossate e tolte molto facilmente, cosa molto importante in una cultura dove le scarpe vengono costantemente messe e tolte; inoltre, con un kimono stretto, delle scarpe con i lacci sarebbero molto difficili da allacciare. Tutto ciò spiega il perché del trionfo di questo tipo di scarpa in Giappone.

Waraji

I waraji (草鞋) sono dei sandali tradizionali giapponesi fatti di corda di paglia che in passato erano la calzatura standard per le persone comuni in Giappone. Oggigiorno, i waraji vengono portati quasi soltanto dai monaci buddhisti. Vengono indossati anche con degli appositi calzini chiamati tabi.

Tradizionalmente vengono indossati facendo sì che il piede vada oltre oltre il bordo anteriore della scarpa, così da far sporgere le dita per tre-quattro centimetri.

I waraji vengono prodotti con molti materiali diversi, come ad esempio la canapa, steli di myōga (una varietà di zenzero), fibre di palma, cotone, paglia di riso ed altro. È importante che i materiali scelti siano difficilmente deteriorabili nel tempo.

Esistono vari modi di legare le corde che vanno a fermare il piede alla suola, come le tecniche nakachi-nuki, yotsu-chigake e takano-gake. Un monaco buddhista e un contadino ad esempio le allacciano in modi differenti.

Infradito

Le infradito sono calzature estive, un tipo di ciabatte costituite da una suola, prevalentemente liscia (ma ne esistono anche modelli col tacco) e una stringa a forma di Y, con un doppio punto di partenza, a destra e a sinistra dalla fine del tallone e l'inizio dell'arco plantare, che si ricongiuge in un unico punto situato fra l'alluce e l'indice: il piede viene quindi infilato nella ciabatta separando queste due dita. Sono costruite con materiali naturali come paglia e cuoio, o sintetiche: gomma o plastica.

Storia
Le infradito hanno un'origine antichissima, infatti modelli simili erano già di uso comune nell'antica Roma ed in Grecia dove i modelli più elaborati erano prestigiosi status symbol. Calzature tradizionali in Giappone sono di due tipi: zōri e waraji corredati da apposite calze chiamate tabi. Oggi le infradito sono ritornate di moda e vengono comunemente indossate perché ritenute da molti comode, ariose ed eleganti.

Salute
Nonostante la loro ampia diffusione i podologi ribadiscono che le infradito possono causare danni alla salute dei piedi: Questo perché il piede ha, come unico punto di aggancio alla ciabatta, la stringa infradito ed è quindi costretto ad assumere una posizione "a tenaglia" che lo obbliga ad un superlavoro per non perdere aderenza; inoltre le stringhe laterali causano, con il movimento, attrito sulla pelle, che può provocarne l'esfoliazione. In ultimo i modelli completamente privi di tacco impediscono il corretto appoggio del piede, impedendo la giusta distribuzione del peso corporeo ed una efficace circolazione del sangue procurando un senso di debolezza alle caviglie e talvolta dolore ai polpacci. Tuttavia questi danni si riscontrano solo per un uso continuo e prolungato nel tempo, i medici consigliano dunque di indossare le infradito solo per poche ore al giorno.

Ciabatta

La ciabatta è una calzatura aperta, formata da una suola e da una tomaia che si può limitare anche solo a una semplice striscia. Differisce dal sandalo perché non ha chiusura intorno alla caviglia. Le ciabatte sono considerate nel mondo industrializzato calzature da casa, ma nei secoli passati e ancor oggi in molti paesi, soprattutto a clima caldo, sono usate come calzature per tutti gli usi.

Etimologia
Da loro deriva l'antico nome del calzolaio ciabattino. Quelle basse si possono chiamare pianelle, nome che deriva dal latino planus che significa piatto cioè senza tacco. Inoltre ciabatta è diventato il nome di oggetti di forma piatta e lunga come un formato di pane e uno di presa elettrica multipla.

Si possono realizzare con qualsiasi tipo di materiale, dal cuoio alla stoffa, passando per le fibre naturali fino alle materie sintetiche. Le ciabatte possono recare danni al piede,essendo esse formate talvolta da spugna o da materiali sui quali sono state fatti pochi accertamenti. Ma solo se una persona è allergica a certi tipi di tessuti. Esistono vari tipi di ciabatte,come quelli qui sotto elencati.

Tipi

Ciabatta da maredi pezza: sono le classiche ciabatte da casa realizzate in tessuto, spugna o feltro sono facilmente lavabili.
Infradito: fatte dalla suola e da un laccio a forma di Y.
da mare o da piscina: completamente in gomma o plastica, lasciano scoperte le dita come dei sandali. Si possono bagnare.

Sandalo

Il sandalo è una calzatura aperta. Lascia il piede in gran parte scoperto e permette quindi un eccellente ricambio d'aria evitando il sudore ai piedi. Sandalo viene considerata una scarpa aperta, anche se solo sulla punta o sul tallone.

I sandali sono formati da una suola e da lacci o strisce che servono a tenerli fermi intorno al piede. La suola può essere di: cuoio, gomma, fibre intrecciate come paglia o rafia, materie plastiche; i lacci sono pezzi sagomati o strisce di: tessuto, pelle, fibre, gomma, o plastica che avvolgono la parte superiore del piede e quella posteriore della caviglia. I sandali infradito vengono tenuti fermi da un laccio che passa tra l'alluce e il secondo dito del piede e che si divide, andando a riattaccarsi alla suola ai suoi lati, formando una sorta di Y.

La chiusura si può ottenere con l'annodatura dei lacci o con mezzi più tecnologici come: velcro, fibbie, bottoni e automatici.


Sandali di sparto del VI o V millennio a.C. trovati a Albuñol (Spagna)I sandali femminili possono essere dotati di tacco anche molto alto, con colori appariscenti e decorazioni applicate da calzatura pratica diventano accessori di moda.

Calzatura economica e di facile costruzione è molto diffusa nel terzo mondo, nei paesi di clima caldo o nei periodi caldi.


Sandali fatti con copertoniIn alcuni paesi, per esempio in Perù, i sandali sono costruiti con i copertoni usati di auto, alla suola tagliata dal copertone si uniscono con chiodini quattro strisce intrecciate per la tomaia e una posteriore per fermarli alla caviglia, quelli femminili vengono ornati con dischetti di plastica colorata fermati da un rivetto, le incisioni praticate sotto la suola e il materiale indistruttibile ne fanno un ottimo strumento per arrampicarsi sulle Ande.

Nel codice della strada precedente il 1992 era proibita la guida con calzature non allacciate dietro la caviglia; era vietata la guida con le ciabatte ma non la guida con i sandali. Tale divieto oggi non esiste, rimanendo però l'obbligo di porsi in condizioni di sicurezza prima di mettersi alla guida.

Ciocia

La ciòcia o zampitto, chiòchiera o, in nap., sciòscio, è una calzatura tradizionale tipica del Lazio, Abruzzo e Molise, diffusa anche in Calabria e nei Balcani.
La parola deriverebbe dal latino soccus attraverso il romanesco e il dialetto ciociaro, nome di una antica calzatura. Le cioce che diedero il nome agli abitanti di buona parte della Campagna e Marittima, ciociari, da cui poi emerse il nome Ciociaria (secondo un uso iniziato a Roma), sono calzature composte da ampie suole di cuoio trattato che avvolgono il piede fermate alla gamba con delle corregge.

Erano le calzature tipiche di contadini e pastori, indossate sia dagli uomini che dalle donne; flessibili ma ben ancorate alla gamba, si adattavano a tutti i terreni lasciando gran libertà di movimento nel lavoro. Il loro uso si è andato progressivamente perdendo; oggi è ancora possibile vederle ai piedi dei pochi zampognari (suonatori di zampogna accompagnati dai suonatori dell'oboe detto ciaramella) che ancora itinerano nella Ciociaria ed in occasione di eventi folkloristici in cui vengono indossati i costumi tradizionali.

Le cioce tradizionalmente si indossano assieme alle così dette "pezze" (un'unica fascia di tessuto bianco che avolge completamente piede, caviglia e polpaccio), dagli uomini sotto a dei pantaloni lunghi fino al ginocchio, stretti inferiormente da lacci, dalle donne invece sotto le gonne.

Soccus

Il soccus o socculus era un'antica calzatura, simile alla pantofola, utilizzata nel periodo dell'antica Roma.

Esitevano differenti tipi di soccus, adatti alle diverse circostanze della vita quotidiana, e della posizione sociale di chi le vestiva. All'interno delle città romane prendeva il nome di calceus, ed era utilizzato per le attività giornaliere, mentre la variante denominata pero era ad uso prevalente dei contadini, dei pastori e dei legionari, costituito da materiale di maggiore robustezza.

Generalmente utilizzato in città non con la toga, ma con il pallio.

Alcuni ne biasimarono l'uso da parte degli uomini, in quanto ritenevano che la calzatura fosse troppo femminile. Fu usata dagli attori comici, in netta opposizione al coturno, riservato alla tragedia.

Pantofola

La pantofola è una calzatura da casa. Differisce dalla ciabatta perché è chiusa e da una scarpa per l'uso e i materiali. Le pantofole devono essere comode e confortevoli, calde se usate d'inverno, per questo i materiali che le costituiscono sono: pelle morbida, panno, feltro, velluto e altri tipi di tessuti imbottiti per la tomaia. La suola, non dovendo uscire all'esterno, oltre che in cuoio può essere in feltro, eventuali rivestimenti in gomma hanno scopi antiscivolo e antirumore. Solitamente non hanno allacciatura ma si infilano, per chiudere modelli particolarmente alti si può usare una cerniera lampo, un bottone o l'elastico.

Dato il materiale morbido si possono facilmente realizzare a mano, con la maglia, l'uncinetto o il cucito. In commercio si trovano pantofole per bambini con l'aspetto di animaletti o pupazzi.

Nel linguaggio comune mettersi in pantofole significa stare comodi e pantofolaio viene definito un individuo pigro che esce malvolentieri da casa.

Zeppa

La zeppa è un tipo di suola che solleva tutta la scarpa e ne sostituisce il tacco.

Conosciuta sin dal quindicesimo secolo, la zeppa può essere realizzata in legno (soprattutto sughero), e rivestita dello stesso materiale che compone il resto della scarpa, oppure essere lasciata "grezza".

Di moda negli anni quaranta i sandali con zeppa disegnati dallo stilista fiorentino Salvatore Ferragamo, tornano nuovamente di moda negli anni sessanta e a metà degli anni novanta, in concomitanza dell'uscita del film Evita, in cui la protagonista Madonna li sfoggiava e contemporaneamente al lancio delle sneakers con zeppa Buffalo Boots da parte delle Spice Girls. Dunque di recente zeppe di varie misure sono state utilizzate anche nella realizzazione di scarpe chiuse e da ginnastica, come ad esempio Fornarina, Onyx, Buffalo, queste ultime diffuse tra molti ragazzi e ragazze.

Stringa

La stringa o laccio da scarpa è un accessorio che concorre alla chiusura della calzatura o di altre parti dell'abbigliamento. È un sottile laccio di cuoio o una fettuccia di tessuto terminante in un rinforzo solitamente in plastica che passando negli occhielli dei due lembi della tomaia permette, se tirata, di serrare la scarpa o lo stivale e se allentata di sfilare le calzature dal piede. Gli occhielli possono essere: semplici buchi, fori rinforzati in metallo, anelli fatti con un laccio o gancetti metallici.

Storia
Difficile determinare l'esatto inizio della storia delle stringhe. Come per le scarpe il materiale facilmente deperibile con cui sono costruite difficilmente giunge fino a noi. Una testimonianza che erano in uso nell'età del bronzo ci viene dal ritrovamento di Otzi la mummia del Similaun, che portava un paio di calzature in cuoio chiuse da stringhe dello stesso materiale. Le stringhe servivano da chiusura anche per il busto, il farsetto, le casacche, i calzoni chiusi al ginocchio (detti alla zuava) e altri capi di abbigliamento oggi desueti.

Anche se usate nell'antichità e nel medioevo divennero il metodo più utilizzato per chiudere le calzature solo nel XX secolo, prima questo compito era affidato ampiamente a fibie e bottoni.

Struttura

Stringa rotonda in fibra tessile con diversi rinforziI materiali tradizionalmente usati per le stringhe sono:

Cuoio o pelle
Fibre tessili con il predominio del cotone, queste hanno una struttura intrecciata e un'anima di rinforzo, mentre alle estremità hanno un rinforzo in plastica o metallo, che serve ad impedire lo sfilacciamento e agevolare l'introduzione negli occhielli
Tecnofibre
Originariamente il colore era intonato a quello delle scarpe mentre oggi ve ne sono di ogni colore, anche con disegni stampati.

Queste stringhe possono essere:

Cerate, sono rotonde e sottili, struttura tipica delle stringhe in cuoio o pelle
Tonde, sono rotonde
Piatte, sono appiattite o piatte

Allacciature

Scarpone con allacciatura incrociata
Scarpa con allacciatura da negozioDa negozio:
esternamente si vedono i passaggi orizzontali da un foro al suo parallelo, sul retro un capo della stringa passa dal foro superiore a quello inferiore opposto e poi collega tutti i fori.
Incrociata o americana:
tutte e due i capi della stringa percorrono lo stesso tipo di percorso passando da un foro a quello superiore opposto, questa è l'unica tecnica che si può usare nelle calzature che non hanno occhielli tradizionali, ma usano un passaggio rettilineo in stoffa o ganci metallici, mentre nei altri casi con passaggi costituiti da anelli non vi sono particolari problemi nell'usi di altre allacciature.
Tradizionale europea:
esternamente si vedono i passaggi orizzontali che sono ottenuti alternativamente, uno da un capo e l'altro dall'altro capo, facendo incrociare le stringhe nel passaggio inferiore.
Europea alternativa:
esternamente si vedono i passaggi orizzontali che sono ottenuti alternativamente, uno da un capo e l'altro dall'altro capo, facendo passare lateralmente (sul medesimo lato) le stringhe nel passaggio inferiore, dove l'unico inconveniente è in caso di coppie dispari delle asole, dove uno dei due capi deve essere portato al lato opposto per poter chiudere l'allacciatura.

Nodi

Nodo base per legare le stringheVari sono i nodi con cui si possono bloccare le stringhe:

Il nodo classico (asola) è quello illustrato dal disegno.
Il nodo di sicurezza o ("doppio nodo") si ottiene facendo un nodo semplice supplementare dopo averle annodate con un'asola.

Lunghezza
La lunghezza delle stringhe da usare varia a seconda del numero delle asole, della loro distanza orizzontale e verticale, dalla lunghezza residua che si vuole avere della stringa e del tipo d'intreccio, approssimativamente si necessita:

2 paia di asole - 45 cm (18 in)
3 paia di asole - 45/60 cm (18/24 in)
4 paia di asole - 60 cm (24 in)
5 paia di asole - 75 cm (30 in)
6 paia di asole - 90/110 cm (35/43 in)
7 paia di asole - 150 cm (60 in)
8 paia di asole - 180 cm (71 in)
Queste misure varinao secondo vari fattori, dal numero delle paia di asole, dalla loro distanza e dalla misura dei lacci che si vuole avere libera, la tabella sottostante riporta la lunghezza della stringa necessaria per il solo incrocio, quindi bisognerà sommare la lunghezza dei lacci che si vuole avere liberi per poter avere la misura della stringa totale:

Coppia di asole e loro distanza
(lungo la linea x distanza linee) Da negozio Tradizionale europea Incrociata o americana Europea alternativa
8 coppie (2 x 4) 73,9 70,9 66,6 56
8 coppie (2 x 6) 101,5 97,6 94,5 70
8 coppie (2 x 10) 158,6 155 152,8 98
7 coppie (2 x 4) 63,5 61,2 57,6 50,5
7 coppie (2 x 6) 87,4 84,7 81,9 64,3
7 coppie (2 x 10) 136,8 134,2 132,4 92,2

Stivale

Lo stivale è una calzatura che, oltre al piede, copre la caviglia e parte della gamba.

Può avere un tacco, e questo essere distinto dal resto della suola o costruito in un unico pezzo. Allo stesso modo, alcuni stivali si chiudono con lacci o con cerniere lampo, altri non hanno una chiusura. Varie tipologie di stivale hanno avuto ed hanno una funzione estetica: ad esempio le Dr. Martens sono indossate dagli artisti e dai fan del punk, così come negli anni settanta dagli skinhead. Oggi sono molto comuni nell'abbigliamento femminile occidentale stivali (spesso in pelle) alti fin sotto (e sopra) il ginocchio.

Oltre all'estetica, lo stivale è utilizzato per la protezione da acqua e fango, ed in questo caso è spesso fatto in gomma e non ha una chiusura. Gli scopi di protezione si estendono anche ai lavoratori di industrie chimiche per la protezione da agenti tossici e agli addetti alla lavorazione dell'acciaio per i metalli fusi. Esistono inoltre stivali isolati e gonfiabili utilizzati nel continente antartico.

Alcuni sport (come l'equitazione) ed attività militari prevedono l'utilizzo di particolari forme di stivali.

Storia

Stivali in gommaNati come calzature prevalentemente maschili, gli stivali ebbero scarso impiego nella moda femminile. Nel Medioevo le donne impiegavano gli stivali per cavalcare, era pure diffuso l'uso di stivali di feltro nei monasteri femminili per difendersi dal freddo notturno durante l'ufficio delle ore. Gli stivali da donna erano altresì caratteristici del costume nazionale ungherese. Lo stivale comunque rimase per secoli poco diffuso presso il pubblico femminile. E' nell'ottocento che si diffonde nella forma dello stivaletto. I primi stivali da donna arrivano all'altezza del polpaccio, hanno i lacci e la punta arrotondata, il tacco è appena accennato. Con il nuovo secolo la donna si appropria degli stivali, inizia la loro produzione a livello industriale, le linee sono più femminili, il tacco si alza e la punta si assottiglia. Gli stivali trovano impiego nella pratica della equitazione , dagli anni venti abbinati ai pantaloni allorché le donne abbandonano la monta all'amazzone . Ma è con gli anni sessanta che gli stivali cessano di essere dei semplici accessori per diventare degli elementi fondamentali dell'abbigliamento. E questo grazie anche ad un'altra rivoluzionaria invenzione: la minigonna. Con le gonne sempre più corte, gli stilisti sentono l'esigenza di allungare le calzature, i nuovi stivali sono alti fin sopra il ginocchio, hanno la zip laterale che permette di renderli aderenti alla gamba, sono solitamente neri o marroni e i tacchi sono squadrati e non troppo alti. All'inizio degli anni settanta lo sviluppo degli stivali è tale che molti modelli fanno tendenza: dagli stivaletti alla caviglia agli stivali inguinali. Gli stilisti hanno buon gioco nel proporre taluni modelli risvegliando attrattive erotiche che , in giusta misura , fanno parte delle normale vita sessuale. Le zeppe o zattere sono molto diffuse in questo periodo e anche gli stivali acquistano qualche centimetro di tacco sia davanti che dietro. Gli anni ottanta vedono il ridimensionarsi delle stravaganze degli anni precedenti ed il passaggio a forme più sobrie , gli stivali ritornano normali, perdono la zip e si allargano sulla gamba per far passare la caviglia.

Alcuni hanno del materiale rigido per rinforzare la gamba, sono gli stivali a tubo, altri sono morbidi e pieghevoli spesso in camoscio. Negli anni novanta alcuni stilisti, fra cui Versace ripropongono peraltro i cuissardes altri sopra il ginocchio. Parallelamente si sviluppa la tendenza dello stivale unisex. Quelli che sono gli stivali da lavoro e gli anfibi militari entrano a far parte dell'abbigliamento di parecchi gruppi giovanili, primo tra tutti i punk.

Scarpe da ginnastica

Scarpa da ginnastica o da tennis è il nome generico per una scarpa creata per svolgere attività sportive. Originariamente erano utilizzate solamente in ambito sportivo, mentre ora sono indossate comunemente nell'abbigliamento casual.

Sono diversi i tipi di scarpe di questo tipo: esistono scarpe "running" adatte a correre o da calcetto, appunto, per giocare a calcetto in campi sintetici o di sabbia. Oggi vengono indossate più spesso, in particolare dai giovani.

Calzatura

La calzatura è un oggetto costruito per proteggere il piede. Ha tipologie differenti legate all'uso, alle tradizioni locali, al clima e alla moda. La parte indispensabile è la suola mantenuta in posizione da lacci o dalla tomaia.
Storia
Difficile determinare l'esatto inizio della storia delle calzature. Il materiale facilmente deperibile con cui sono costruite difficilmente giunge fino a noi, sicuramente le prime calzature furono preparate in epoca preistorica con pelli di animale o legno. Nelle regioni temperate erano molto semplici costruite come sandali, mentre nelle regioni fredde si usavano scarpe chiuse e rivestite, come quelle rinvenute su Otzi la mummia del Similaun. La produzione di calzature in cuoio era un processo complicato per l'epoca, per cui questi oggetti erano considerati articoli di lusso.

Nell'antichità, per Greci, Romani e Egiziani, come si vede dai dipinti ed affreschi, le scarpe più diffuse erano i sandali. Presso gli Egiziani, i Fenici e gli Ebrei i sandali e le pantofole erano costruiti in foglie di palma o di papiro; invece gli Assiri prediligevano sandali leggeri, allacciati con stringhe al piede.

I Greci possedevano una buona varietà di calzature, dai sandali di legno o di cuoio a scarpe rinforzate con chiodi e stivaletti alti fin oltre le caviglie; le calzature per le donne erano ricche di ornamenti, invece quelle degli attori si caratterizzavano da alte suole, per consentirli di elevare la statura.

Presso i Romani le calzature, che inizialmente erano state ispirate dagli Etruschi e quindi consistevano di una suola allacciata al piede, si distinsero a seconda del ceto e quindi apparvero il calceus, scarpa chiusa vietata agli schiavi, il soccus, ossia il tipo di scarpa più diffuso e la caliga, stivale indossato dai militari.

Se le invasioni barbariche diffusero l'uso di calzature più rozze, in epoca bizantina riapparvero scarpe più comode ed elaborate, distinte dal colore, rosso e giallo per i ceti più alti e nere per il popolo.

Nel Medioevo la popolazione comune portava zoccoli, scarpe di pelle o semplici pezze di stoffa che venivano avvolte intorno al piede.

Dal XII secolo fino alla metà del Quattrocento si imposero in tutta l'Europa, tranne che in Italia, le calzature à la poulaine, contraddistinte dalla punta lunghissima. Nello stesso periodo si diffusero anche calzature con la punta larga, dette a becco d'anitra.

Nel XVI secolo i costumi cambiarono e le calzature a piede d'orso, basse e dalla punta larghissima si rivelarono le preferite dalle popolazioni europee.

Nel XVII secolo le scarpe in Europa vennero disegnate con tacchi alti, sia per gli uomini che per le donne. Gli stivaletti erano allacciati con ganci e bottoni.

Con l'inizio dell'industrializzazione nel XIX secolo le calzature furono prodotte in serie in fabbrica e oggi sono alla portata della maggior parte della popolazione mondiale. La moda predominante e durevole fino alla prima guerra mondiale fu per le donne scarpe di raso o di seta e per gli uomini scarpe di vernice.

Nel Novecento si impose per l'uomo una calzatura pratica ed elegante e per le donne una calzatura diversa a seconda delle necessità.

In Oriente hanno prevalso, nel corso dei secoli, le calzature leggere, dagli zoccoli alle pantofole e alle babbucce.

Materiali

Calzature in pagliaLe calzature sono realizzate con una grande varietà di materiali, dal cuoio alle pelli, da tutti i tessuti ad ogni tipo di fibra intrecciata, passando per il legno. In tempi relativamente recenti sono la gomma e le materie plastiche ad essere usate per le suole e le tecnofibre per le tomaie. Anche i metodi di allacciatura risentono dei tempi, da lacci e fibbie si è arrivati a cerniere lampo, bottoni automatici, velcro e clip.

Tipi di calzature
Stivali: sono calzature alte, che coprono in parte o totalmente il polpaccio.
Winklepicker
Scarpe: sono basse, non coprono oltre la caviglia e sono chiuse, rivestono completamente il piede. Ve ne sono infinite varietà definite dall'utilizzo e dalla moda.
Scarpa da ginnastica
Pantofole
Sandali: sono aperti, legati alla caviglia.
Ciabatte: completamente aperte, non legate in nessun modo.
Infradito
Zōri
Zoccoli: calzature interamente o in parte di legno.
Okobo
Geta (scarpa)
Scarponi: calzature pesanti, per lavoro o sport.
Scarpette da arrampicata
Scarpone da sci
Calzatura antinfortunistica: di sicurezza; scarpe o scarponi con la punta internamente rinforzata in metallo per evitare lo schiacciamento delle dita.

Suola

La suola è la parte inferiore della calzatura a diretto contatto con il terreno. È la parte principale di una calzatura, destinata a proteggere la pianta del piede.

Le suole sono state realizzate per secoli in legno, per gli zoccoli, in paglia o altre fibre intrecciabili per sandali e ciabatte, in cuoio o in gomma; con l'invenzione delle materie sintetiche si cominciarono ad usare mescole di tecnofibre (come il vibram, per gli scarponi, o l'EVA e il phylon per scarpe sportive).

Nelle scarpe e stivali è collegata alla tomaia con incollaggio o cucitura, manuale per le scarpe più costose. Alla sua parte posteriore si applica il tacco. Il punto più stretto posto tra il tacco e la punta della suola di una scarpa prende il nome di fiosso.

Per aumentare la vita utile della scarpa, può essere incollato un materiale antisuola. Il trattamento può essere ripetuto più volte, quando la protezione risulta consumata. Il materiale può essere gomma in lattice o kevlar, ed è applicato anche al tacco.

Tomaia

La tomaia o tomaio è la parte superiore di una calzatura. I materiali più comunemente usati per realizzarla sono il cuoio, la plastica, la pelle o il tessuto. È formata da un pezzo sagomato, attaccato alla suola tramite cucitura o incollaggio. Il suo nome deriva dalla parola greca tomàrion che significa pezzetto tagliato.

Parti
Se la tomaia non è realizzata in un unico pezzo è costituita da:

Punta
Mascherina
Gambetti: sono le due parti dove risiedono i fori, gli occhielli per far passare le stringhe.
Quando la tomaia non copre completamente il piede o è ritagliata con larghe fessure la calzatura è da considerarsi un sandalo.

Tabelle di conversione

Dato l'elevato numero di misure disponibili, sono state create diverse scale di conversione, le quali differiscono di qualche numero, in particolar modo per la scala europea, a seconda se oltre alla misura del piede viene aggiunta un ulteriore lunghezza, come nei casi sottostanti:
Misure per adulti:




Misure per bambini




Inoltre bisogna tenere presente che data le numerose e differenti modalità di misura, queste tabelle non sono e non possono sostituirsi alla misura effettiva della scarpa.

Misura delle scarpe

La misura della scarpa è una indicazione numerica delle sue dimensioni.

Per la misura delle scarpe ci sono diversi sistemi di misurazione. I diversi sistemi differiscono sia per la nazione sia per il diverso tipo di scarpa (ad esempio, degli uomini, delle donne, dei bambini, lo sport o le scarpe di sicurezza).

La misura della scarpa viene determinata da un numero; questo numero può essere impresso:

Sulla suola delle scarpe si ha un numero sulla suola delle scarpe, generalmente nella parte centrale del piede.
Sulla soletta si ha il numero dentro la scarpa, o piu ingenerale nella zona di contatto con il piede
Sull'etichetta il numero è impresso su un'etichetta, che generalmente è posta sulla tomaia.
La lunghezza di un piede è comunemente definita come la distanza tra due linee parallele che sono perpendicolari al piede e in contatto con le estremità, inoltre la loro lunghezza viene misurata con il soggetto in piedi e scalzi, con il peso del corpo equamente distribuiti su entrambi i piedi.

La dimensione di sinistra e piede destro è spesso leggermente diversa e in questo caso entrambi i piedi sono misurati e le scarpe di misura sulla base dei piedi più grandi.

Ogni scarpa si adatta per un piccolo intervallo di diverse lunghezze dei piedi e generalmente la lunghezza della cavità interna di una scarpa deve essere tipicamente 15-20 millimetri più lunga rispetto al piede, ma questa relazione varia tra i diversi tipi di scarpe.
Ci sono tre lunghezze caratteristiche cui una scarpa può riferirsi:

Adattare la scarpa per la maggior parte dei clienti con tale misura. Per i clienti, questa misura ha il vantaggio di essere direttamente connesse con i piedi, essa si applica ugualmente a qualsiasi tipo, forma, materiale o tipo di scarpe.
Tuttavia, questa misura è meno popolare con i produttori, poiché richiede loro di prova attentamente per ogni nuovo modello di scarpe, per il quale gamma di dimensioni per i piedi è raccomandabile e impone al fabbricante l'onere di garantire che la scarpa si inserisce un piede di una determinata lunghezza.
La lunghezza della cavità interna della scarpa. Questa misura ha il vantaggio che può essere facilmente misurata sul prodotto finito. Tuttavia, variano con tolleranze di fabbricazione e fornisce al cliente solo informazioni grezze sulla gamma di dimensioni dei piedi per i quali la scarpa è adatta.
Forma del modello cui la scarpa è fabbricata. Questa misura è la più semplice per il fabbricante da utilizzare, in quanto identifica soltanto lo strumento usato per produrre la scarpa.
Non fa alcuna promessa circa tolleranze di fabbricazione o di ciò che è la dimensione del piede che la può utilizzare e lascia la piena responsabilità e il rischio di scegliere la dimensione corretta al cliente.

La lunghezza della scarpa. Questa misurazione è molto adottata dai produttori di scarpe ed è la misura della calzatura nei due stremi anteriore e posteriore, non facendo alcuna promessa sulla dimensione del piede che la può utilizzare e lascia la piena responsabilità e il rischio di scegliere la dimensione corretta al cliente.
Tutte queste misure differiscono notevolmente gli uni dagli altri per la stessa scarpa.

Alcuni produttori offrono scarpe della stessa taglia, con diverse larghezze. Tali scarpe sono poi anche etichettati secondo la larghezza o di larghezza la più ampia parte del piede (in genere misurata direttamente dietro le dita dei piedi con il soggetto in piedi e che indossando calzini o calze).

Nel sistema Mondopoint, le scarpe possono avere sull'etichetta oltre alla taglia anche la media della larghezza del piede per cui la scarpa si adatta, viene misurata in millimetri.

Sono usati anche un certo numero di altri ad-hoc per le notazioni della larghezza o circonferenza. Come esempi si ha (ciascuno parte dalla più stretta e va alla piu larga):

AAAA, AAA, AA, A, B, C, D, E, EE, EEE, EEEE, EEEEEE
4A, 3A, 2A, A, B, C, D, E, 2E, 3E, 4E, 6E
N, R, W
Nessuna di queste denominazioni è formalmente standardizzato e l'esatta larghezza piedi per i quali tali dimensioni sono adatti possono variare notevolmente tra i produttori. La larghezza AE viene utilizzata da alcuni nei Stati Uniti e Regno Unito, i produttori di scarpe sono in genere basate sulla larghezza del piede, dove il passo comune e le dimensioni sono di pollice (6 mm) o di pollice (5 mm).

Le seguenti unità di lunghezza sono comunemente utilizzate oggi per definire la dimensione della scarpa:

Unità consuete
Barleycorn= del pollice = 8,47 millimetri
Punto francese= del cm = 6,67 mm = 0,26 pollici
Unità metriche
Millimetriche (mm) = 0,03937 pollici
Centimetro (cm) = 10 mm = 0,3937 pollici

Standard internazionali
La norma internazionale ISO 9407:1991, Scarpa dimensioni - Mondopoint sistema di calibrazione e la marcatura, che raccomandare una scarpa di dimensioni sistema noto come Mondopoint. Esso è basato sulla media della lunghezza dei piedi per i quali la scarpa è adatta, misurata in millimetri. Una scarpa Mondopoint etichetta può opzionalmente anche specificare la larghezza del piede, sempre in millimetri.

Norma europea EN 13402, utilizzata anche per abiti, invece raccomanda che le scarpe devono essere classificati con un intervallo di lunghezze dei piedi per cui sono adatti, misurata in centimetri.

Misure tradizionali
La maggior parte della scarpe di dimensioni dei sistemi elencati in questa sezione non sono formalmente standardizzate. L'esatta relazione tra una misura d'etichettatura della scarpa e l'intervallo delle lunghezze dei piedi per il quale la scarpa è adatta può variare notevolmente tra i diversi produttori, la seguente descrizione può solo approssimare l'esatto dimensionamento dei sistemi usati dai singoli produttori. Una discrepanza si verifica quando una scarpa viene fabbricata in base ad una scarpa di dimensioni di un sistema e viene etichettata con un altro sistema.

Sistema inglese
Queste misure sono basate su una proporzione del pollice.

Stati Uniti e Canada
Le taglie delle scarpa in Nord America sono simili a quelle in Gran Bretagna ma si inizia a contare da 1 piuttosto che zero e in modo equivalente le dimensioni sono uno più grande. Una differenza simile è riscontrabile nella numerazione dei piani degli edifici, che partono da zero in alcune zone del mondo e da uno in altre.

Australia
La taglia maschile è identica a quella utilizzata in Inghilterra, mentre la misura femminile è di mezza taglia piu grande.

Sistema francese
Questo sistema è il più comune in tutto il mondo, e il più usato.

Europa e Cina
Nella maggior parte dei paesi europei continentali, tra cui Francia, Germania, Italia, Spagna, la misura tradizionale per la lunghezza delle scarpe è espressa in punti francesi. La stessa convenzione è stata adottata anche in Cina.

Misure

La scarpa può essere misurata in vari modi:

Punto francese o Europea, il punto francese è equivalente ai del centimetro
Koreana, è un tipo di scala lineare molto semplice, dove la misura è riportata in mm (millimetri)
Americana & Canadese, si usa una scala non proporzionale con quella Europea e le taglie maschili sono più piccole di quelle femminili di una misura e mezzo.
Australiana, la scala è uguale a quella americana e anche qui si hanno due misure diverse tra maschi e femmine, dove la misura femminile è più grande di quella maschile, inoltre la taglia femminile coincide con la taglia maschile Americana.
Inglese, questa misura utilizza la stessa scala delle precedenti, con misure diverse tra uomo e donna, dove la misura uomo è di mezza taglia più grande e coincide con la misura maschile Australiana.

Parti

La scarpa è formata comunemente da più parti:

la suola, ovvero la parte a contatto con il suolo, in cuoio (pelle), gomma o plastica, questa parte della scarpa può contraddistinguere anche un determinato tipo di scarpa, la zeppa, dove l'intera suola è rialzata di diversi centimetri. Oppure la suola può essere arricchita da:
plateau nel caso la scarpa sia munita di tacco alto
il tacco: un rialzo presente sotto la suola, a livello del tallone.
la soletta, cioè la parte interna che fa da intercapedine tra la suola e la tomaia
la tomaia, parte che copre il piede, che può avere diversi ornamenti o colorazioni

Utilità

La scarpa serve per vari scopi:

Protezione, questa è la funzione principale, dove la scarpa proteggere dal contatto diretto con il suolo e di coprire il piede, mantenendo il calore in inverno.
Estetica, può far apparire il piede più curato ed attraente.

Storia

Le prime scarpe furono preparate in epoca preistorica con pelli di animale o legno, ritrovamenti archeologici infatti attestano che il più antico paio di scarpe finora ritrovato risale a circa 9000 anni B.p., trovate negli Stati Uniti in materiale vegetale. Nelle regioni temperate le scarpe erano molto semplici (simili a moderni sandali), mentre nelle regioni fredde si usavano scarpe rivestite. La produzione di una scarpa era un processo complicato per l'epoca, per cui questi oggetti erano considerati articoli di lusso.

In epoca storica le scarpe divennero di uso comune. Tra gli antichi romani, come si vede dai dipinti ed affreschi, le scarpe più diffuse erano i sandali, ma la prima attestazione storica di cui si abbia testimonianza risale al periodo egizio e più precisamente all'Antico Regno, visibile nella cosiddetta "Paletta di Narmer", che prende nome dal faraone (mitologico) Narmer; su una dei due lati della tavoletta di scisto verde scuro, si nota un servo che porge al faraone un paio di sandali, ed è datata intorno al 3000 a.C. Intorno al 1300 a.C. gli Ittiti inventarono il sandalo a punta ricurva, mentre è risaputo che i popoli del deserto avessero già sandali infradito con suola molto larga per non affondare nella sabbia. Ritornando ai Romani ed ai loro sandali, le fonti iconografiche e storiche ci hanno tramandato che si potevano sfoggiare più di una ventina di tipi di calzature differenti, e, che le tendenze già erano in voga presso di loro.

Nel medioevo la popolazione comune portava scarpe di legno (zoccoli), di pelle o semplici pezze di stoffa che venivano avvolte intorno al piede.

Nel XIV secolo in Inghilterra e Francia si affermarono le poulaine, scarpe della nobiltà con la punta superiore ai 15 cm, moda questa che (si dice) sia tramontata alla fine del XV secolo con Carlo VIII di Valois Re di Francia in quanto avendo sei dita doveva portare scarpe dalla punta tronca.

Nel XVII secolo le scarpe in Europa vennero disegnate con tacchi alti, sia per gli uomini che per le donne, portate in auge dal Re Sole, che era piccolo di statura. Il tacco alto è rimasto fino ad oggi nelle calzature femminili, rimanendo invece talvolta solo in forma di tacco basso in quelle maschili.

Nel XVIII secolo a Venezia si affermò invece la scarpa "col pattino", una sorta di ciabatta-involucro che serviva per non sporcare la scarpa vera e propria durante i tragitti da casa a casa, una volta giunti a destinazione questo veniva sfilato e riutilizzato solo al momento dell'uscita.

Con l'inizio dell'Industrializzazione nel XIX secolo le scarpe furono prodotte in serie in fabbrica e oggi buone scarpe sono alla portata della maggior parte della popolazione nei paesi industrializzati, nonché in questo periodo nacque anche la moda degli stivali corti.